Il prossimo 12 giungo si vota per cinque quesiti referendari in tema di Giustizia.
Si tratta di un referendum abrogativo: ciò significa che votando SI si accetta di abrogare una norma come descritta nel quesito.
“Abrogare” significa eliminarne la efficacia.
Perché il referendum sia valido occorre raggiungere il quorum di 50+1 degli aventi diritti al voto.
Vediamo insieme, nel dettaglio, i cinque quesiti referendari:
🟥 Quesito 1 – scheda rossa
Il primo quesito riguarda l‘abolizione della legge Severino (D.lgs. n. 235/2012): propone l’abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo, conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.
La “legge Severino” prevede una serie di misure per limitare la presenza nelle cariche pubbliche elettive di soggetti autori di reato, stabilendo il divieto di ricoprire incarichi di Governo, l’incandidabilità / ineleggibilità alle elezioni politiche o alle elezioni amministrative, o la decadenza da tali cariche, in caso di condanna definitiva per determinati delitti.
Va ricordato che per la decadenza, l’incandidabilità o l’ineleggibilità nelle cariche pubbliche occorre che la sentenza sia passata in giudicato (cioè si siano svolti i tre gradi di giudizio) e che l’imputato abbia avuto una condanna con pena superiore ai due anni. Per gli amministratori locali è prevista la sospensione automatica dalle cariche elettive anche in caso di condanna non definitiva (per la durata massima di 18 mesi).
I promotori del referendum, per tale motivo, ritengono la norma dannosa sia per le Istituzioni che per i soggetti coinvolti, specie quando si arrivi poi a una sentenza definitiva di assoluzione.
🟧 Quesito 2 – scheda arancione
Il secondo quesito riguarda la custodia cautelare: prevede l’abrogazione dell’art. 274 comma 1 lett. c) del codice di procedura penale con riferimento alla parte in cui consente di portare in carcere una persona sotto processo, se vi è il rischio che possa commettere un reato della stessa specie di quello per cui si procede. L’obiettivo dei promotori del referendum è evitare che la carcerazione preventiva possa colpire persone che poi risultino innocenti.
E’ tecnicamente complesso, proviamo a semplificarlo così: attualmente la custodia cautelare in carcere, in attesa di giudizio, è possibile solo se, secondo il giudice, si verifica almeno uno di questi tre presupposti ossia pericolo di fuga, rischio di inquinamento delle prove, possibilità di reiterazione del reato per il quale si è sotto procedimento.
Il quesito referendario, sostanzialmente, mira a cancellare, o per lo meno a rendere molto più rara, l’ultima fattispecie.
🟨 Quesito 3 – scheda gialla
Il terzo quesito riguarda la separazione delle funzioni dei magistrati. Il quesito è molto lungo e complesso perché mira all’abrogazione di tutte le norme che regolano le funzioni requirenti e giudicanti dei magistrati così da ottenere che il magistrato sia obbligato a scegliere all’inizio della carriera la funzione per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale.
Va specificato che la riforma c.d. Cartabia in discussione in Parlamento prevede che il magistrato possa per una sola volta cambiare la funzione da requirente a giudicante e all’inizio della sua carriera.
⬜ Quesito 4 – scheda grigia
Il quarto quesito riguarda i consigli giudiziari. Abrogando la norma richiamata nel quesito referendario, si raggiungerebbe l’effetto di dare più potere ai membri cosiddetti “laici”, cioè avvocati e professori, così da partecipare al Consiglio giudiziario territoriale attivamente, potendo incidere anche sulla valutazione dell’operato dei magistrati (ora solo spettante ai magistrati).
Il referendum cancellerebbe quindi le limitazioni di partecipazione dei componenti laici e quindi, anche professori e avvocati potrebbero dire la loro sulla professionalità delle toghe.
🟩 Quesito 5 – scheda vede
Il quinto quesito riguarda l’Elezione togati Csm. Si richiede con il Sì l’abrogazione dell’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura. Sostanzialmente interviene sul sistema elettorale per l’elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura.
Attualmente è previsto che per candidarsi sia necessario raccogliere le firme di almeno 25 colleghi magistrati. Il referendum abrogherebbe questa norma permettendo a chiunque di presentarsi senza cercare il supporto dei colleghi. Secondo i promotori del referendum, l’attuale obbligo impone a coloro che si vogliano candidare di ottenere il beneplacito delle correnti o, il più delle volte, di essere ad esse iscritti.
Si tornerebbe dunque alla legge originale del 1958 che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del CSM presentando semplicemente la propria candidatura.