Comunicato stampa PD Abruzzo
Pur nulla volendo togliere a Calascio, ormai riconosciuta icona della nostra regione, credo che l’esclusione di Castelli dai finanziamenti del bando Pnrr per la “rigenerazione dei borghi a rischio abbandono e abbandonati” sia stato un gravissimo errore.
Quei 20 milioni di euro che andranno al Comune del famoso castello, infatti, sono frutto di una sorta di “lotteria”, che mortifica le aspirazioni di molte altre realtà locali, subordinando la concessione dei fondi ad una valutazione con ampi e forse eccessivi margini di discrezionalità.
Una “lotteria” che in Abruzzo, con il plauso gioioso di tutta l’amministrazione Marsilio, premia un Comune di 133 abitanti, che avrà la possibilità di riqualificarsi sì, ma con il solo scopo di potenziare un’attrattività turistica che è già notevole, ma spegne le legittime aspirazioni di una realtà, come quella di Castelli, che vuole rinascere come fenice dalle sue ceneri.
Venti milioni di euro, a Calascio, serviranno anche – come si intuisce dal progetto – per la creazione di “un albergo diffuso nei palazzi chiusi e semiabbandonati, un’area per il campeggio e la sosta dei cavalli lungo il percorso dell’ippovia”, mentre per Castelli sarebbero stati il seme di una vera e propri resurrezione artistica e culturale.
La rinascita del capoluogo della ceramica abruzzese, centro di creazione d’arte famoso da secoli, che ha visto cuocere e dipingere immortali capolavori oggi esposti nei più importanti musei del Mondo, infatti, non significa solo “migliorare le possibilità turistiche” di un borgo ma, proprio come pretende il bando europeo, “rigenerare un borgo”, facendone di nuovo il teatro della vita di una popolazione, con la nascita di una nuova generazione di artigiani, in grado di creare non solo cultura, ma lavoro, economia, turismo. Vita.
Quei 20 milioni di euro, avrebbero permesso a Castelli, duramente provata dal terremoto, di non puntare solo ad una ricostruzione urbana fatta di luoghi, ma alla più importante ricostruzione di una identità locale, con il ripopolamento del borgo e delle botteghe, garantendo il futuro ad una tradizione che il mondo ci invidia.
L’Abruzzo ha scelto un Castello, non Castelli.
Sono felice per Calascio, ma mi resta la profondissima amarezza di aver perduto una grande occasione