Il percorso di confronto ed ideazione partecipata per tracciare “Un treno verde per uno sviluppo sostenibile delle aree interne del Gran Sasso” è iniziato, grazie alla straordinaria prima Agorà Democratica che ha messo insieme autorevoli spunti di riflessione e programmazione. Interventi puntuali, motivati e ragionati con interessanti spunti di riflessione ed approfondimento e per questo mi sento di ringraziare tutti coloro che hanno scelto di esserci, iscritti e non al Pd: dall’onorevole Chiara Braga alla senatrice Stefania Pezzopane, dai sindaci e rappresentanti dei Comuni come Teramo al presidente dell’ente Parco, Tommaso Navarra, dai rappresentanti del mondo sindacale e delle associazioni all’amministratore unico del Cope, Filippo Lucci, e molti altri.
La premessa: restare e tornare a vivere nelle nostre aree interne è possibile, lì dove la qualità della vita è migliore e dove la sacrosanta tutela dell’ambiente può e deve, mai come adesso, dialogare con un nuovo sviluppo sostenibile.
Sognare oggi un collegamento ferroviario Teramo-L’Aquila-Carsoli, come fecero già a inizio ‘900 illuminati rappresentati istituzionali di Teramo e L’Aquila, a distanza di 103 anni, non è utopia politica. E’, come ha detto l’onorevole Braga, avere una “visione integrata di sviluppo del territorio, da un lato, e concretezza convinta, dall’altro, per far maturare i processi”. Nel mezzo, oggi, la straordinaria opportunità economica prevista dal PNRR per ridurre le disuguaglianze e le distanze tra i territori ed invertirne l’isolamento e lo spopolamento. Guai a riversare fondi a pioggia sui territori senza una programmazione coerente e condivisa. La montagna chiede altro: in primis, servizi e collegamenti veloci.
Nostro compito è parlarne adesso, senza perdere altro tempo prezioso. Ed è per questo che ci saranno nuove Agorà Democratiche.
Un “treno verde” che colleghi le aree interne del nostro Gran Sasso e si ricolleghi a quelle già avviate progettualità di Alta Velocità sulla dorsale adriatica e tirrenica, è possibile: si dovrà valutare con puntualità il tracciato, si dovrà ragionare ad esempio su come collegarlo ad altre modalità di trasporto (penso ai bus ad idrogeno o ai bus elettrici oggetto di un bando a cura dell’ente Parco, ad esempio), si dovrà contestualmente prevedere strumenti per lo sviluppo sostenibile che sia un rilancio dell’economia. Accorciando le distanze, incoraggiando le opportunità di lavoro, favorendo lo scambio di presenze turistiche, snellendo gli svantaggi attuali del pendolarismo per motivi di lavoro e studio, potremo scrivere una nuovo corso per la nostra montagna.
Crederci è un dovere morale, politico, istituzionale.
C’è un treno da non perdere: la priorità assegnata dal governo alla redazione di uno studio di fattibilità per migliorare i collegamenti tra i capoluoghi dell’Italia centrale compresi nel cratere sismico con Roma. Un contributo da 40 milioni di euro per progettare un primo tratto di collegamento ferroviario tra Roma e le aree appeniniche: per questo si creerà un gruppo di lavoro ad hoc con RFI.
Ecco. Il sogno del 1919 è oggi una norma e diventerà un’ipotesi progettuale su cui lavorare. Dobbiamo fare presto e mettere in campo azioni condivise che permettano di valorizzare l’immenso patrimonio paesaggistico, storico e culturale delle arre interne del Gran Sasso e che rappresentino un volano di rilancio per l’economia.
Progettiamo insieme oggi, non perdiamo questo treno.