Il reato di accesso abusivo ai sistemi informatici tra coniugi durante la separazione: WhatsApp, Email e Privacy

28
Jan

Il reato di accesso abusivo ai sistemi informatici tra coniugi durante la separazione: WhatsApp, Email e Privacy

La separazione tra coniugi è spesso accompagnata da tensioni e conflittualità, che talvolta sfociano in comportamenti lesivi della privacy. Un tema sempre più attuale è quello dell’accesso abusivo ai dispositivi informatici dell’altro coniuge, disciplinato dall’art. 615-ter c.p., e delle implicazioni connesse alla produzione in giudizio di messaggi WhatsApp, email o altre comunicazioni ottenute senza consenso.

Il reato di accesso abusivo ai sistemi informatici (art. 615-ter c.p.)

L’articolo 615-ter c.p. punisce chi si introduce abusivamente in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza, ovvero vi permane contro la volontà del titolare. Questo reato può configurarsi anche tra coniugi, specialmente durante o dopo la separazione, quando la presunzione di consenso reciproco viene meno.

Accesso tramite password ottenute prima della separazione

Un caso frequente riguarda l’accesso a dispositivi o account personali utilizzando password conosciute o condivise durante il matrimonio. La giurisprudenza ha chiarito che, anche se il coniuge conosceva la password prima della separazione, l’uso di tali credenziali senza consenso attuale costituisce accesso abusivo.

La Corte di Cassazione ha ribadito questo principio in diverse sentenze:
• Cass. Pen., Sez. V, sent. n. 2905/2020: Anche tra coniugi, l’accesso al sistema informatico dell’altro senza un consenso attuale configura il reato di accesso abusivo, a prescindere dalla precedente condivisione delle credenziali.
• Cass. Pen., Sez. V, sent. n. 41210/2017: Ha affermato che, con la separazione, cessa ogni presunzione di consenso implicito all’accesso, anche se non vi è stata una revoca espressa delle credenziali.

Questo significa che la password non rappresenta un’autorizzazione permanente all’accesso, e il rispetto della volontà attuale del titolare diventa determinante. Di conseguenza, accedere al telefono, all’email o ai social media del coniuge separato senza autorizzazione può configurare il reato di accesso abusivo.

Produzione in giudizio di messaggi WhatsApp o email

Durante la separazione, è comune che uno dei coniugi voglia utilizzare messaggi WhatsApp, email o altre comunicazioni private per supportare le proprie ragioni in sede civile o penale. Tuttavia, la produzione di tali comunicazioni deve rispettare i limiti imposti dalla legge, sia in termini di legittimità della prova sia di tutela della privacy.

1. Materiale ottenuto tramite accesso abusivo

Se i messaggi o le email sono stati acquisiti accedendo abusivamente ai dispositivi o agli account del coniuge, la produzione in giudizio non sarà ammessa, e l’autore dell’accesso illecito potrebbe incorrere in responsabilità penale. Questo principio vale anche se l’accesso è avvenuto utilizzando password conosciute prima della separazione.

2. Materiale già condiviso o acquisito lecitamente

Diverso è il caso in cui i messaggi o le email siano stati ricevuti direttamente dall’altro coniuge o siano già presenti sul proprio dispositivo. In questi casi, la produzione in giudizio può essere ammessa, purché il materiale sia pertinente alla causa e non violi il principio di proporzionalità.

3. Rilevanza e rispetto della privacy

La Corte di Cassazione ha sottolineato che la produzione di queste prove deve essere proporzionata e rispettare il diritto alla riservatezza, anche nel contesto di un procedimento giudiziario. Ad esempio:
• I messaggi prodotti devono essere strettamente pertinenti e necessari per dimostrare fatti rilevanti per la causa (es. violazione dei doveri coniugali, minacce, accordi non rispettati).
• Non è ammesso produrre comunicazioni che ledano in modo sproporzionato la dignità dell’altro coniuge.

Conclusioni
1. Accesso abusivo: Un coniuge che accede al telefono, all’email o ai social dell’altro senza consenso attuale, anche utilizzando password ottenute prima della separazione, rischia di configurare il reato di accesso abusivo ai sistemi informatici (art. 615-ter c.p.).
2. Prove in giudizio: I messaggi WhatsApp o le email ottenuti con accesso abusivo sono inutilizzabili in giudizio. Solo il materiale acquisito in modo lecito e pertinente alla causa può essere ammesso.
3. Tutela della privacy: Anche durante la separazione, il diritto alla riservatezza rimane inviolabile e prevale su ogni tentativo di acquisire prove in modo illecito.

Nel contesto di una separazione, è fondamentale agire nel rispetto della legge. L’eventuale produzione di messaggi o email deve essere valutata attentamente, preferibilmente con l’assistenza di un legale, per evitare conseguenze negative sia in sede civile che penale.