L’Abruzzo perde migliaia di abitanti ogni anno: basta alibi, agiamo.

22
Mar

L’Abruzzo perde migliaia di abitanti ogni anno: basta alibi, agiamo.

Un esodo di giovani verso l’estero. Un esodo di famiglie verso altre regioni d’Italia. Più decessi che nascite. Territori che si spopolano, piccole imprese che chiudono o si trasferiscono. Interi Comuni che invecchiano e si svuotano.

La fotografia scattata dall’Istat conferma come l’Abruzzo perda ogni anno migliaia di residenti. Guai a fare l’errore di credere che si tratti solo di residenti dei piccoli centri dell’entroterra (scontato) o di giovani studenti che scelgono di studiare fuori. Il vero problema è che questi giovani non tornano più. E le famiglie ci tornano in vacanza, se sono ormai fuori regione.

 

Ma come? L’Abruzzo regione verde d’Europa, in cui si dovrebbe vivere bene e dovrebbe essere attrattiva, che fa?

Perde circa 50mila residenti in meno di dieci anni.

E continua a perdere progressivamente abruzzesi, ogni anno, tra costa ed entroterra, tra Comuni piccoli e Comuni capoluogo. Semplicistico dare la colpa di questo spopolamento solo a terremoto e pandemia.

 

E’ un esodo che impone una riflessione urgente ed un’azione politica ed amministrativa impellente in termini di politiche di sostegno efficaci, di misure che favoriscano la natalità, di azioni volte ad aumentare i livelli di spesa nei servizi per la maternità e la genitorialità condivisa (ad esempio gli asili nido e i servizi a tempo pieno cui le famiglie possano fare riferimento specie quando a lavorare sono entrambi i genitori). Tra le azioni da programmare, non si può prescindere da un’ottimizzazione dei servizi di trasporto sia in termini di maggiore copertura territoriale sia in termini di tariffe più vantaggiose che disincentivino l’uso di mezzi propri ed agevolino i collegamenti.

Vanno previsti benefici fiscali puntali per cittadini ed imprese in linea con una politica di crescita economica che favorisca l’occupazione ed il tessuto sociale. Servono incentivi alle imprese che decidono di restare in Abruzzo e a quelle che scelgono di investirvi. Così come vanno concretizzate, al più presto, le premialità economiche per le nostre Università che concorrano a promuovere interventi che frenino la scelta di studiare fuori dei nostri ragazzi.

 

E’ tempo di disegnare politiche efficaci che invertano questa tendenza che mortifica i territori e scoraggia chi, al contrario, continua ad investire sul nostro Abruzzo. L’Abruzzo, regione verde d’Europa, vanta una qualità della vita ed un benessere ambientale che non la rende seconda a nessun’altra regione d’Italia. E’ e deve tornare ad essere una regione in cui si vive bene, per quantità e qualità dei servizi al cittadino e alle imprese e per straordinarietà del patrimonio che ne costituisce identità e storia.

E’ tempo di iniziare a pensarci.

Non c’è più tempo per gli alibi.